Addentriamoci ora, nell’Isola magica di Ortigia, per scoprire come, in questo scoglio, esteso poco più di un km quadrato, si concentrino i quasi 3000 anni di storia della città.
Inizieremo il nostro tour di Ortigia con una sbirciatina al mercato, luogo perfetto per tornare alla fine della passeggiata per gustare un pranzo succulento a base di prodotti locali. La vista è fantastica! Ci appariranno le imponenti rovine del Tempio di Apollo, risalente all’inizio del VI secolo a.C. e, per tale ragione, il tempio dorico in pietra più antico della Sicilia. Se vuoi saperne di più sul tempio di Apollo leggi: “U Quarteri” e il Tempio di Apollo.
Subì diverse trasformazioni: fu chiesa bizantina, moschea, santuario cristiano all’epoca dei dominatori Normanni e venne, più tardi, inglobato in una cinquecentesca caserma spagnola. Una storia così travagliata danneggiò gravemente l’edificio tanto da perderne il ricordo. Fu riscoperto intorno al 1860 venendo interamente riportato alla luce fra il 1933 e il 1943. Il tempio ha una pianta molto allungata che poggia su possenti gradini di pietra. E’ circondato da grandiose colonne monolitiche, 6 sui lati brevi e 17 sui lati lunghi, che costituiscono un portico colonnato accessibile alla comunità. Oltrepassando l’ingresso al portico colonnato, rivolto verso il sorgere del sole, superiamo un’altra fila di colonne che anticipa il vano antistante la cella, vera e propria dimora del Dio, accessibile solo ai sacerdoti del tempio. Questo vano è detto “pronaos”, perché anticipa il “naos” – la cella – e presenta altre due colonne, caratteristiche dei templi arcaici di Sicilia. Il naos era suddiviso, poi, in tre navate, da ulteriori colonne. Dietro la cella, un altro vano era detto “adyton” ed anch’esso era accessibile solo ai sacerdoti. Sul gradino più alto dell’ingresso orientale, un’iscrizione incisa sulla pietra – contemporanea alla costruzione del tempio – recita: “Kleomedes fece per Apollo, il figlio di Knidieidas, e alzò i colonnati, opere belle”.
L’iscrizione permette di accertare la divinità cui il santuario era dedicato; inoltre, restituisce il ricordo del nome dell’architetto, circostanza molto rara nel mondo greco, indicando come già i contemporanei fossero consapevoli dell’eccezionalità dell’opera.
Molti frammenti, splendidi rivestimenti di terracotta policroma che decoravano all’esterno la parte alta del tempio rivestendo le parti in legno, sono conservati all’interno del Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi”. In una sala del Museo è possibile vedere la sua ricostruzione in piccolo e tutti gli elementi rinvenuti nel sito.
Siete curiosi di ammirare e sapere cosa rappresentasse l’imponente maschera che stava sul timpano, detta “Gorgoneion”? Seguiteci, perché noi possiamo coniugare, attraverso un tour privato di Siracusa, la visita della città e del Museo archeologico, facendovi rivivere una Siracusa greca inedita e reale. Sarà come fare un tuffo nel passato!
Dopo aver ammirato il tempio, la nostra visita proseguirà tra le viuzze di Ortigia e la toponomastica ci racconterà qualcosa degli antichi mestieri dell’isola. Sarà un’alternanza continua tra spazi molto stretti – dovuti alle piccole dimensioni di Ortigia medievale – e piazze ampie e luminose, spesso ricavate in età più moderne.
Una di queste piazze, bella e luminosa, è dedicata al più illustre figlio di Siracusa: Archimede. Si proprio quell’Archimede, quello che esordì con l’esclamazione: “Eureka!”, il più grande scienziato dell’antichità che per tutta la vita rimase legatissimo alla sua città natale.
La piazza è impreziosita da una fontana monumentale realizzata nel 1906 ad opera dello scultore piceno Giulio Moschetti e narra la vicenda della ninfa Aretusa mentre fugge dall’amore estenuante di Alfeo, facendosi proteggere dalla dea Diana, Artemide per i Greci.
I palazzi che si affacciano sulla piazza riassumono tutta la storia dell’isola, dal Medioevo ai nostri giorni.
Il palazzo del Banco di Sicilia è del 1928. Poi vi è il settecentesco palazzo Pupillo. Segue il palazzo della Ex Cassa Centrale di Risparmio degli anni ’50 con rappresentazioni dei mestieri nei pannelli. Un angolo suggestivo è tra via della Maestranza e via Roma. Si affaccia palazzo Interlandi – Pizzuti, sorto modificando il barocco palazzo Landolina con inserti Liberty. Segue il palazzo Gargallo, di fondazione seicentesca, il cui attuale aspetto, con la ricca decorazione in stucco, risale ai restauri di fine ‘800. In questo palazzo il 25 settembre 1760 nacque Tommaso Gargallo, personaggio di ampia cultura, poeta ed erudito. Pubblicò, nel 1791, le Memorie Patrie per lo ristoro della città di Siracusa, con il proposito di offrire ottimi spunti per valorizzare la sua città. Nel 1808 fondò la cittadina di Priolo Gargallo dopo aver ottenuto l’autorizzazione dal re Ferdinando III. A lui si deve, anche, la fondazione del liceo classico di Siracusa – che porta il suo nome – istituito nel 1865 e ubicato in uno dei molti palazzi di famiglia in Ortigia. Contiguo è il palazzo Lanza – Bucceri, il più antico della piazza, che conserva ancora delle eleganti colonnine alle finestre, un’aquila acefala che sporge dal paramento murario, una finestrella strombata con archi gotici e alcuni tratti della scala interna e del loggiato. Il palazzo della Banca d’Italia (o dell’orologio) – costruzione quattrocentesca, rifatta negli anni ’50, chiude il quarto lato della piazza. Dal cancello che da sul cortile interno possiamo scorgere la scala catalana a cielo aperto con il leone in posizione araldica e la finestra bifora. L’orologio fu collocato nel prospetto alla fine dell’800.
Lasciamo la piazza imboccando una via dal nome molto suggestivo, via Amalfitania. La strada rimanda al periodo d’oro delle Repubbliche Marinare quando gli amalfitani non potevano mancare in una città proiettata sul mare come Siracusa, stabilendo, infatti, già dall’età Normanna, le loro botteghe proprio su questa via. Dopo una breve camminata su via Cavour – anticamente via dei Bottai, ricca di negozietti e deliziose pasticcerie, saremo abbagliati dalla luce di quella che è considerata una delle piazze più belle d’Italia: Piazza Duomo. Set cinematografico dello storico film di Giuseppe Tornatore, sembra di poter vedere, ancora, Monica Bellucci – in arte “Malena” – attraversare la piazza sotto lo sguardo malizioso dei suoi concittadini.
Edifici imponenti ci accolgono qui: il palazzo Vermexio – attuale sede del Municipio, costruito tra il 1629 e il 1633 – prende il nome dal suo architetto, Giovanni Vermexio. Fu commissionato dal Senato siracusano per sostituire l’antica sede di Via del Consiglio Reginale. L’ingegno e la creatività di Vermexio emergono, proprio, in questo edificio. Egli è riuscito a fondere, mirabilmente, le forme classiche rinascimentali con quelle sfarzose del gusto spagnolo, realizzando un unicum elegante e innovativo, al tempo stesso.
L’architetto Vermexio, chiamato “Lucertola”, forse per l’aspetto fisico o forse per l’assonanza del suo nome con “Verme”, firmò alcune sue opere scolpendo, in angoli più o meno in vista, una lucertola. Anche il nostro palazzo è stato autografato dall’artista. Volete sapere e vedere dove si trovi? Fatevi accompagnare da una guida turistica di Siracusa e coglierete tutti questi piccoli ma significativi aspetti!
Un’altra curiosità su questo palazzo è relativa alle nicchie del secondo ordine. Si presentano vuote, ma erano destinate ad ospitare sette statue marmoree dei re di Spagna. Furono commissionate a Gregorio Tedeschi, ma la morte prematura dell’artista consentì lui di realizzare soltanto la grande aquila imperiale bicipite che sovrasta il balcone centrale, simbolo dell’Impero spagnolo.
Volete scoprire quale tradizione si cela dietro la morte per crepacuore di questo artista? Vi do un indizio: c’entra la Patrona di Siracusa, ma il resto, ve lo racconteremo ammirando questo edificio o, perché no, dentro il Sepolcro di Santa Lucia.
Di fronte al Palazzo Vermexio si trova l’elegantissimo Palazzo Beneventano del Bosco. Eretto nel Quattrocento dalla famiglia Arezzo fu sede della Camera Reginale, del Senato cittadino e Commenda dei Cavalieri di Malta. Nel 1778 l’immobile fu acquistato dal barone Guglielmo Maria Beneventano e lo affidò all’architetto Luciano Alì che trasformò la semplice ma possente struttura quattrocentesca nel più rappresentativo palazzo dell’Ortigia barocca. Nella facciata spiccano le armi gentilizie della famiglia Beneventano e l’epigrafe che ricorda la visita del Re Ferdinando di Borbone (25 aprile 1806). Il Re, affacciato da li, assistette alla rappresentazione di un dramma musicale che si tenne su un palcoscenico, fatto appositamente erigere di fronte al palazzo. Per un vestibolo, con volta decorata, si accede al primo cortile dal quale si sale per gli appartamenti, i cui prospetti, richiamano la facciata. In alto, severi mori, muti guardiani, scrutano i visitatori. Nel cortile fa bella mostra di se un bellissimo tappeto di ciottoli bianchi e neri.
Proseguiamo il nostro tour di Siracusa ammirando la regina della piazza: la Cattedrale di Siracusa.
La chiesa sorge sulla parte alta dell’isola di Ortigia, sito destinato, fin dall’antichità, a ospitare un luogo di culto. Al primo tempio, eretto nel VI secolo a.C., si sostituì il Tempio di Atena, innalzato in onore della dea dal tiranno Gelone, dopo la grande vittoria di Imera (480 a.C.) contro i Cartaginesi. All’epoca del vescovo Zosimo (VII secolo d.C.), il tempio di Atena fu inglobato in un edificio cristiano, dedicato alla Natività di Maria: in particolare, furono innalzati muri, si chiuse lo spazio tra le colonne del peristilio mentre, furono aperte otto arcate nella cella centrale, trasformando, in questo modo, un tempio pagano in una chiesa a tre navate con absidi. Le imponenti colonne doriche sono ancora oggi visibili sia all’esterno che all’interno dell’edificio. Forse trasformata in moschea durante la dominazione Araba, la chiesa fu rimaneggiata in epoca Normanna. Il terremoto del 1693 causò vari danni, tra cui il crollo della facciata. La facciata attuale – capolavoro dell’architetto palermitano Andrea Palma è barocca e fu realizzata fra il 1728 e il 1754. Essa s’innalza su un’imponente scalinata ed ha un prospetto a due piani, coronati da un frontone. Opera di Ignazio Marabitti sono le due statue che affiancano la scalinata (San Pietro e San Paolo) e quelle che ornano il secondo ordine (San Marciano, Santa Lucia e, nell’edicola centrale, l’Immacolata). L’ingresso è preceduto da un atrio con un bel portale con colonne tortili decorate con rami d’uva. La navata centrale è coperta da un cinquecentesco soffitto ligneo. Il pavimento marmoreo fu realizzato nel 1444. Dal lato destro della navata laterale, tra le colonne del tempio, si accede alle cappelle. Nella prima cappella è conservato il particolarissimo fonte battesimale, esempio di mescolanza di vari stili ed epoche diverse: un cratere greco sostenuto da sette leoncini in ferro battuto del duecento, poggianti su una base barocca. Accanto si trova la cappella di Santa Lucia, Patrona della città. Sopra l’altare che custodisce le reliquie della Santa, dietro un armadio, è conservata la splendida statua argentea della Santa, opera di Pietro Rizzo (1590). La cappella del Crocefisso accoglie due tavole, l’una di fronte all’altra, con i due personaggi che resero celebre Siracusa nel mondo della cristianità: San Zosimo e San Marciano. Il primo si occupò della trasformazione del tempio pagano in basilica bizantina, mentre, il secondo è il primo Vescovo di Siracusa, vissuto (secondo le fonti) nel I secolo d.C. Le due tavole sono rinascimentali ed attribuite alla scuola di Antonello da Messina. Fra le altre opere d’arte conservate in Duomo, spiccano le molte statue dei Gagini, importantissima famiglia di scultori attiva in Sicilia tra XV e XVI secolo, tra cui quella della Vergine (di Domenico) e di Santa Lucia (di Antonello) lungo la navata laterale sinistra, e la Madonna della Neve (di Antonello) nell’abside sinistra. Inoltre, nella stessa abside, si trova appesa la tavola con La Madonna del Pilar. Ecco qui la storia de: La Madonna del Pilar.
Attiguo alla Cattedrale è il Palazzo Arcivescovile, costituito da un complesso di costruzioni risalenti a varie epoche. Le strutture più antiche sono del secolo XIII: in particolare, un ambiente con volte a crociera, trasformato in Cappella. Il prospetto sulla piazza del Duomo fu commissionato dal Vescovo Giovanni Torres nel 1618, probabilmente all’architetto Andrea Vermexio. Il progetto originario fu modificato, però, nel 1751 dall’ingegnere francese Luigi Alessandro Dumontier. Questi aggiunse il secondo piano e trasformò in balconi le finestre del primo piano. Il vestibolo settecentesco fu fatto costruire dal Vescovo Trigona facendo riutilizzare materiali di spoglio di epoca romana. All’interno un vestibolo, retto da colonne di granito egizio, ci introduce ad un secondo cortile, in fondo al quale fa spicco, quasi come una quinta teatrale, la Casa degli Esercizi fatta erigere nel 1762. Alle spalle di piazza Duomo, il Vescovo Trigona nel 1745 fece anche aprire un ingresso in Via Torres nella muratura bastionata spagnola. Il corpo della Biblioteca Alagoniana fu voluto dal Vescovo Alagona nel 1780. Il palazzo è, inoltre, impreziosito da una splendida terrazza verde piena di alberi di limone. Sotto questo giardino, un’apertura vi condurrà alla scoperta di Ortigia sotterranea. Guardate il nostro articolo su l’Ipogeo in piazza Duomo a Siracusa.
Proseguendo la nostra escursione in Ortigia incontreremo la chiesa di S. Lucia alla Badia e l’annesso ex convento cistercense. Non si conoscono ne la data di fondazione ne il nome del fondatore, anche se è certo un suo restauro da parte della Regina Isabella di Castiglia nel 1483. A riprova di questo, si trovano, ai lati del portale d’ingresso, due stemmi che ricordano le Reali Case di Castiglia, di Leon, di Aragona, di Aragona di Sicilia e delle Due Sicilie.
Certamente fondamentale, per questo luogo sacro e d’incontro per la comunità, fu l’istituzione della festa S. Lucia di maggio – detta “Santa Lucia delle quaglie” – a ricordo di un miracoloso intervento (ancora oggi celebrato la prima domenica di maggio) della Patrona durante la carestia del 1646.
Secondo i racconti la Santa avrebbe condotto due navi cariche di cereali nel porto, interrompendo la lunga fame dei Siracusani. Riedificato il complesso dopo il sisma del 1693, la chiesa fu consacrata nel 1705. Il prospetto sarà, in seguito, modificato ad opera dell’ingegnere francese Louis Alexander Dumontier e del caput magister Luciano Alì, per poi essere infine inaugurata nel 1784, come riporta un’iscrizione posta all’interno dell’aula. La facciata della chiesa è particolarmente scenografica e si presenta con un prospetto alto 25 mt con 3 ordini sovrapposti. Nella parte bassa si apre il portale d’ingresso con bellissime colonne tortili e un timpano che contiene i simboli del martirio di S. Lucia che si ripetono anche nel terzo ordine, in alto. A conclusione del primo ordine, una balconata, chiusa da una elaborata ringhiera a petto d’oca, che corrisponde, all’interno, alla galleria delle monache: emblema della clausura. L’interno è a unica navata. Nella volta si trova un affresco settecentesco con il “Trionfo di S. Lucia“. Dietro l’altare maggiore vi è un “Martirio di S. Lucia“, dipinto rinascimentale di Deodato Guinaccia. Gli stucchi, le dorature e il restauro delle volte con gli affreschi riguardanti il miracolo del 1646 sono settecenteschi. Il paliotto d’argento è opera del messinese Francesco Tuccio nel 1726. La cantoria, infine, è chiusa da una tondeggiante gelosia lignea.
Dal 2009 al 2020 la chiesa ha ospitato il “Seppellimento di Santa Lucia”, la tela del genio Michelangelo Merisi da Caravaggio, dipinta alla fine del 1608 durante il suo soggiorno a Siracusa.
Durante questa visita non vedremo questo quadro poichè è tornato nella sua sede originaria, la chiesa di S. Lucia extra moenia, nel quartiere Borgata di Siracusa. Possiamo proporvi, però, di organizzare un tour privato di Siracusa che includa le meraviglie che si trovano nella parte nord della città includendo il Caravaggio, la Chiesa e il Sepolcro di Santa Lucia, il Museo archeologico, le Catacombe di San Giovanni e molto altro ancora.
Siamo arrivati all’ultima tappa della nostra visita e chiuderemo il nostro tour di Siracusa con uno dei panorami più belli della città, la vista sul Porto Grande, fermandoci nei pressi della famosissima Fonte Aretusa.
Luogo di incontro fra realtà e leggenda, la fonte nasce da una sorgente d’acqua dolce che sgorga a qualche metro dal mare formando un piccolo laghetto pieno di pesci e dove crescono rigogliose le piante degli unici papireti spontanei presenti in Europa.
E’ dedicata la mito più famoso di Siracusa: Aretusa (ninfa di Diana) e Alfeo (Dio fluviale). Secondo la mitologia, la giovane era oggetto dell’amore del pastore Alfeo, ma non ricambiava il suo sentimento, anzi rifuggiva da lui. La ninfa, stanca delle sue insistenze, chiese aiuto a Diana. La Dea, per nasconderla, avvolse Aretusa in una spessa nube trasformandola in una fonte sul lido di Ortigia. Alfeo, ossessionato da questo amore non corrisposto, chiese aiuto a Giove che, ne ebbe pietà, tramutandolo nel Fiume che da Olimpia, scorrendo sotto il mare, sfocia nel porto grande di Siracusa, così da rimanere accanto alla sua amata.
Davanti a questo specchio d’acqua, avrete la sensazione di rivivere le scene del mito perchè il luogo è così pieno di magia che ne rimarrete coinvolti. Non può mancare, specie al tramonto, una passeggiata lungo la Fonte Aretusa, vedendo il sole scendere all’orizzonte dietro i Monti Iblei.
Da questo punto, si scorge, a chiusura del Porto Grande, l’imponente Castello Maniace, costruito da Federico II fra il 1232 e 1240. Durante questa visita non vedremo l’interno del Castello, ma potremo apprezzarlo insieme organizzando un tour di Siracusa, cucito su misura per voi.
La nostra visita finisce qui, sperando che vi siate appassionati e con l’augurio d’incontrarci nella magica Siracusa.
Vedi la prima parte della nostra Visita Guidata a Siracusa – Neapolis qui!
Bibliografia:
F. Fazio, Louis Alexandre Dumontier, Luciano Alì e la chiesa di Santa Lucia alla Badia a Siracusa (1771-1784). Nuove acquisizioni documentarie in Lexicon. Storie e architettura in Sicilia e nel Mediterraneo – Rivista semestrale di Storia dell’Architettura N. 24/2017.
L. Acerra, Siracusa Chiese, Conventi e Monasteri – Italia Nostra Siracusa.