Quando ero ancora all’università, poco più che una ragazzina, ricordo che dei miei amici, in visita in Sicilia, mi telefonarono chiedendomi se potessi accompagnare loro in una passeggiata per l’isoletta di Ortigia. All’epoca, l’idea di fare la guida turistica non era nemmeno lontanamente tra le mie prerogative.
Ero una studentessa di archeologia che si stupiva e amava la cultura greca e, quell’occasione, poteva darmi modo di “sfoggiare” un po’ del mio sapere. Accettai con piacere e passammo una piacevole mattinata. Quando li riaccompagnai al loro albergo a Catania, una dolce vecchina alla reception (la Signora Lucia) li accolse. Dato che lei era una donna siracusana ortigiana, emigrata dalla sua città natia all’epoca della giovinezza, quasi con un balzo di nostalgia, mi chiese cosa avessimo visto e visitato. Le feci una descrizione minuziosa dell’itinerario e, poi, con stupore mi chiese: “ ma dove si trova il Tempio di Apollo”? Le raccontai che la nostra passeggiata era iniziata proprio da li, perché, oltrepassando il ponte Umbertino, la prima cosa ad accoglierti sono proprio i resti di questo tempio, il più antico in Sicilia! A lei, però, i conti non tornavano, perché all’epoca in cui lei viveva in Ortigia, la parte che io avevo descritto era “U Quarteri” e, del tempio, non vi era traccia. Forse, fu proprio in quel momento, che balenò l’idea di poter studiare per diventare una guida turistica VERA!
Già, perché la differenza di fondo sta tutta li.
Non basta conoscere i monumenti antichi, sapendone esattamente dimensioni e materiali o saper leggere la scrittura antica. Queste sono tutte nozioni, per carità importanti, ma che, alla lunga, stancano il turista curioso e non rendono giustizia alla storia di una città meravigliosa come Siracusa. La guida turistica fa questo: conosce benissimo tutte le trasformazioni che, nel tempo, una città ha subito e le combina con i racconti di quanti furono testimoni oculari di questi cambiamenti, per rendere il racconto completo storicamente e fare immergere il turista nella tradizione del luogo.
Il tempio dedicato ad Apollo sorge nell’attuale Largo XXV Luglio. È un tempio arcaico del VI secolo A.C. in stile dorico, realizzato con blocchi di pietra arenaria. Il suo ingresso a est, anticipato da alcuni gradini, conserva, ancora in greco una iscrizione: « Kleomede fece per Apollo (il tempio), il figlio di Knidieidas, e alzò i colonnati, opere belle ». Caso rarissimo, questo, di cui si conosca il nome dell’architetto. Oggi, su internet, è possibile ritrovare molte precise ricostruzioni della sua struttura e, venendo in visita con noi, al Museo archeologico Paolo Orsi, potremo vedere insieme molti pezzi dei rivestimenti colorati in terracotta e il Gorgoneion, che era posto sulla sommità, al centro del timpano. Osservando il tempio con attenzione si possono vedere molte porzioni delle epoche successive e delle sue trasformazioni; resti di una torre e di un tratto di mura, probabilmente bizantine, che si addossarono al tempio, nell’epoca in cui venne convertito in una chiesa cristiana; altre modifiche avvenute nella successiva epoca islamica, quando, verosimilmente, venne trasformato in una moschea; con l’avvento dei Normanni, il suo riutilizzo in chiesa, è testimoniato da un arco ogivale, aperto nel muro della cella e, da piccole tracce risalenti al XIV secolo D.C.
L’ultima grande mutazione del tempio avvenne nel 1562, quando, il Vicerè di Spagna, decise di realizzare un forte, inglobando definitivamente i suoi resti. Questo forte, fu sede di una piccola caserma e, a causa di questo presidio, gli ortigiani chiamarono il luogo “U quarteri re suddati” (il quartiere dei soldati). All’epoca in cui la Signora Lucia andò via da Siracusa, il tempio non era visibile. Al suo posto vi era la caserma da una parte, mentre, dal lato opposto verso il mercato comunale, vi era uno slargo, ricordato dai siracusani come “u ntrallazzo” (l’imbroglio), occupato dai venditori ambulanti che barattavano o vendevano qualsiasi tipo di merce, naturalmente, operando secondo loro convenienza. Nel decennio 1933/43 avvenne lo sventramento di questa parte di Ortigia, con l’apertura di Via del Littorio (oggi Corso Matteotti) e venne demolita la caserma cinquecentesca, permettendo, così, di far riemergere dal tempo il nostro Apollonion.