Ciao Amici di VisitSiracusa!
Oggi vorrei raccontarvi un luogo che, per quantità di storia, magia, e cultura, merita un’attenzione particolare. Non sarà difficile raggiungerlo e nemmeno visitarlo. Si trova in piazza del Duomo, anzi sotto i nostri piedi e, durante la stagione estiva, viene aperto ai molti visitatori che approfittano degli orari serali e vanno in cerca di frescura. L’ipogeo ha l’ingresso dal palazzo arcivescovile; da li, una lunga scalinata, vi condurrà nei meandri di Ortigia sotterranea. Non ci credete? Venite a visitarlo con Noi! Questo luogo non può mancare in una visita guidata di Siracusa personalizzata!
L’ipogeo ha un orientamento in senso est-ovest, con ingresso da Piazza Duomo e fine alla Marina di ponente, “u passiaturi” (passeggio) estivo per i locali. Una scala posta a circa 18 metri s.l.m. (piano del Duomo) vi porterà all’altezza del mare. Il percorso si articola in una galleria principale e diverse deviazioni di gallerie secondarie (alcune delle quali sono chiuse) che attraversano alcune cisterne di epoche differenti. L’origine della sua escavazione sembra risalga all’epoca greca, probabilmente, come luogo per l’estrazione della pietra calcarea.
La pietra siracusana è un calcare molto morbido di colore bianco e facilmente lavorabile appena cavata, che, nel tempo s’indurisce. Essa è stata molto utilizzata sia nelle costruzioni civili che in quelle sacre, in tutte le epoche della storia di Siracusa. Alle origini della colonizzazione della nostra città (VIII A.C.), iniziata nell’isola di Ortigia, si realizzò un primo insediamento urbano con case realizzate con grandi blocchi regolari e diverse strutture scavate nel calcare: apparati idraulici, canalizzazioni, cisterne e pozzi. Fu il ben noto archeologo Paolo Orsi a rintracciare buona parte di questi apparati sotterranei, non riuscendo, però, a definire ufficialmente, i tempi della loro realizzazione o modifica e se avessero, oltre ad una finalità estrattiva, anche una funzione di gestione delle acque sorgive. Nei primi anni del ‘900, fu proprio l’archeologo, a scoprire, vicino al palazzo vescovile, una emergenza artificiale scavata, che suppose, potesse essere servita per l’estrazione del calcare. In realtà, in quasi tutta l’isola, all’altezza di 18 metri di profondità, vi è evidenza di tantissime cisterne e pozzi, comunicanti tra loro attraverso canali, che lasciano pensare a un unitario sistema di approvvigionamento e deposito.
Sono sicuramente certi, nella prima metà del ‘600, l’utilizzo e la modifica dell’ipogeo sotterraneo, a causa della carenza idrica nell’isola di Ortigia. A seguito di un disaccordo tra il Barone Gaetani, proprietario della giurisdizione sull’acqua nella città, e l’Università – si procedette alla costruzione di una grande cisterna per la raccolta dell’acqua piovana, di pertinenza del Palazzo Arcivescovile.
È molto probabile che, nell’opera di ricostruzione del palazzo arcivescovile, promossa dal Vescovo Torres all’inizio del ‘600 per ampliare l’antica fabbrica medievale del palazzo, si sia utilizzata la pietra estratta dall’ipogeo. E la cava residua fu, poi, trasformata in cisterna.
Dopo il terremoto del 1693 – che fece crollare l’antica facciata del Duomo – l’ipogeo servì nuovamente da cava di pietra per la sua ricostruzione. La cisterna continuò a funzionare, per il rifornimento dell’acqua per l’isola di Ortigia, per buona parte del XIX secolo. Dopo, un nuovo progetto, permise di realizzare un sistema idrico nell’isola che convogliasse l’acqua dell’acquedotto Galermi, presente nella parte continentale della città, anche all’interno di Ortigia.
Con lo scoppio della Seconda Guerra mondiale si riportarono alla luce i vani sotterranei del palazzo arcivescovile. L’U.N.P.A. (Unione Nazionale Protezione Antiaerea) allestì dei punti di raccolta per la popolazione in caso di bombardamento. Il sistema ipogeico di Piazza Duomo venne modificato in rifugio antiaereo. Furono ripristinati gli antichi accessi alla cava, individuando l’ingresso in piazza Duomo attraverso una scala.
L’ipogeo è stato riaperto e restituito alla comunità nel 2006. A seguito di una chiusura durata due anni, il 16 luglio 2014, venne riaperto al pubblico, con nuove esposizioni e un nuovo impianto di illuminazione, curate dal CNR.
Nel 2015 l’ipogeo ha ospitato la mostra: “Siracusa. Alle origini del Teatro”.
All’interno vi erano esposti plastici, maschere, costumi, video e foto. Furono lasciate in loco anche le foto storiche dei momenti in cui i siracusani si rifugiarono nella pancia di piazza Duomo. Inutile raccontarvi il grande successo che ha avuto questa operazione. Molti turisti hanno potuto apprezzare un luogo tanto caro alla comunità godendo anche del racconto delle origini del teatro fino ai giorni nostri. Molti locali, invece, hanno potuto rivivere grandi emozioni date dalle foto scattate in quei tragici momenti dove hanno riconosciuto anche i loro “cari” che, di quei momenti, furono testimoni.
Bibliografia
- A.M. Di Maio, G. Bordone, M. Giompapa, C. Miraglia, L. Arena – Siracusa ipogea: carta di censimento e classificazione dei principali sistemi ipogei di Acradina Neapolis ed Ortigia, in “Geologia dell’ambiente” atti del Convegno Nazionale Cavità di origine antropica, modalità d’indagine, aspetti di catalogazione, analisi della pericolosità, monitoraggio e valorizzazione” Roma, 1 dicembre 2017 – A cura di F. Bozzano, E. Di Loreto, S. Nisio, M. Parise.
- Maria Amalia Mastelloni – Cave e materiali utilizzati in alcuni monumenti di Siracusa – Congresso internazionale “Le cave nel mondo antico. Sistemi di sfruttamento e processi produttivi”.